Km3net in ascolto dei capodogli

L’esperimento Km3net che si trova a largo della Sicilia ha catturato i segnali del passaggio dei capodogli in mare aperto. Ciò consentirà agli scienziati di proteggere questi straordinari cetacei dai rischi dovuti all’attività marittima dell’uomo, calcolando le rotte di collisione con le navi e il grado di inquinamento acustico. A “spiare” questi cetacei è il più grande e più profondo apparato di ascolto sottomarino cablato del Mediterraneo: il telescopio Km3net. I sensori acustici sono infatti “ospitati” su una torre che si alza dal fondale per 450 metri, il primo passo di una distesa di torri che, col progetto internazionale Km3net, di cui l’Infn è parte determinante, cattureranno i neutrini in viaggio dal centro della galassia. Nel marzo del 2013, 14 sensori acustici sono stati installati su una torre che è stata calata a 80 km a sud est di Capo Passero, in Sicilia, a 3500 metri di profondità nello Ionio meridionale. Grazie al progetto Futuro in Ricerca-Smo del Miur, che coinvolge l’Infn, l’Ingv, le università di Roma Sapienza, Roma Tre, Pavia, Messina e Catania, i sensori acustici ascoltano le “voci” dei grandi cetacei registrando cinque minuti ogni ora. “Già nel 2005-2006 abbiamo fatto una prima campagna di ascolto con un altro apparato dell’Infn, un prototipo dell’attuale Km3net, ma allora non eravamo in grado di identificare in tempo reale le dimensioni dei capodogli – racconta Giorgio Riccobene, dei Laboratori Nazionali del Sud dell’Infn (Catania) – I nuovi sensori, appena entrati in funzione (tra il 23 e il 27 marzo) hanno subito catturato i segnali dei primi capodogli e il nuovo software ha permesso di stabilire la stazza di questi due animali, pari circa  a 12 metri. Un notevole passo in avanti rispetto alle prime registrazioni”. “Ora faremo anche una statistica sulla rumorosità del mare, che rappresenta un grosso problema per i cetacei, come per le balene. Nel Mediterraneo abbiamo la balenottera comune, un gigante che arriva a oltre venti metri di lunghezza, che soffre maggiormente del rumore del traffico navale – spiega il biologo marino Gianni Pavan, dell’Università di Pavia - I capodogli, ad esempio, comunicano a centinaia di chilometri di distanza ma con l’inquinamento acustico del mare questa distanza finisce per ridursi a pochi chilometri. E ciò ha riflessi sulla riproduzione, la migrazione e i fenomeni di spiaggiamento”. [Eleonora Cossi]

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