[as] traiettorie
Insegnare a meravigliarsi
di Francesca Mazzotta
“Mi piace molto l’idea di contribuire a formare le generazioni future. E sono convinta che avere dei buoni strumenti di base di matematica e di fisica e, in generale, riuscire a guardare il mondo con delle migliori capacità logiche sia importante per tutti e tutte, indipendentemente dal percorso di studi che intraprenderanno”. Milène Calvetti è oggi insegnante di matematica e fisica in un liceo artistico a Pisa, un lavoro che la appassiona e gratifica molto. Prima di approdare nel mondo della scuola, ha conseguito un dottorato in fisica e ha lavorato come ricercatrice per l’esperimento ATLAS al CERN. L’abbiamo incontrata e ci ha raccontato il suo percorso.
“La scelta di insegnare è stata costruita nel tempo, è una possibilità che ho sempre considerato ma che ho rimandato a lungo, perché fin dal mio lavoro di tesi magistrale ho iniziato a lavorare in un gruppo di ricerca in cui mi trovavo molto bene.
Così ho proseguito con un dottorato, a cui sono seguiti un assegno di ricerca e una borsa, che mi hanno permesso di lavorare per un anno al CERN, a Ginevra. In questo periodo mi sono occupata soprattutto dell’analisi dei dati dell’esperimento ATLAS e in particolare di un decadimento del bosone di Higgs in due quark b. Poi tra il 2020 e il 2021, forse spinta anche dalle restrizioni legate al Covid, che hanno limitato la mia esperienza al CERN, ho deciso che non avrei rimandato più e che avrei provato a insegnare. Sono stata fortunata, perché proprio nell’estate del 2021 è stato bandito un concorso per la scuola che mi ha permesso di entrare subito di ruolo. Oggi sono molto felice di lavorare in un liceo artistico: mi piace la sfida di insegnare una materia che non è necessariamente la preferita dei miei studenti e studentesse. Questo mi ha permesso di uscire un po’ dalla bolla in cui vivevo, permettendomi di confrontarmi con problemi che non avevo mai vissuto prima”.
Tuttavia, Milène non nasconde di aver incontrato qualche difficoltà nella transizione tra ricerca e scuola. “Non amavo essere al centro dell’attenzione e avevo difficoltà nel riuscire a spiegare delle cose che per me erano semplici, in alcuni casi banali, a persone per cui non erano affatto scontate. Quindi iniziare a fare questo mestiere mi ha permesso di imparare tanto e di capire come affrontare alcune delle mie difficoltà. Mi auguro che continuerà a farlo ancora a lungo”.
“Quello che mi manca di più della ricerca è la sua dimensione internazionale”, ricorda Milène, “Ma lavorare come insegnante ti permette di coltivare quotidianamente relazioni con gli altri, forse un aspetto che mancava un po’ nel mondo della ricerca.
Soprattutto, insegnare ti regala qualcosa di impagabile: i “wow” e gli “ah, finalmente!” di studentesse e studenti, quando riescono a capire qualcosa che avevano avuto difficoltà a comprendere. Una grande soddisfazione che prova che sei riuscita a trovare la strada giusta per arrivare fino a loro”.


