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Scienziate sul palco.

di Matteo Massicci

Elena Ruzzae e Fé Avouglana.
L’attrice Elena Ruzza e la soprano Fé Avouglan durante una rappresentazione de “La forza nascosta” al CineTeatro Baretti di Torino.
La storia della scienza è afflitta da un sistematico pregiudizio di genere. Troppo spesso non viene dato il giusto credito al ruolo femminile nelle grandi rivoluzioni scientifiche, e al lavoro, le idee e la tenacia delle scienziate nella conquista della conoscenza. Impedire che questo importante lascito vada perduto, rendendolo un esempio da cui le prossime generazioni possano trarre ispirazione, è l’obiettivo de “La forza nascosta”, opera teatrale che celebra quattro grandi scienziate del Novecento, ripercorrendo i loro fondamentali contributi alla ricerca scientifica in fisica – che hanno solo in parte ricevuto i giusti riconoscimenti - e le loro storie personali, intrecciate con i complessi mutamenti culturali e politici che hanno contrassegnato il secolo breve.
Nata dal confronto tra un gruppo di ricercatrici del Dipartimento di Fisica dell’Università e della sezione Infn di Torino, di professioniste appartenenti al mondo del teatro e della lirica ed esperte della storia delle donne e di tecnologia, la pièce ha esordito il 30 ottobre 2020 con un’anteprima a porte chiuse in occasione della diciassettesima edizione del Festival della Scienza di Genova, per poi debuttare l’11 dicembre, in diretta streaming, al Teatro Baretti di Torino. Il progetto, realizzato in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica (Inrim), si propone di dare risalto alle scienziate che hanno lavorato nei campi di indagine dell’Infn, che spaziano dalla fisica subnucleare all’astrofisica.
 
Foto di gruppo b.
Foto di gruppo delle ideatrici, curatrici, autrici e interpreti de “La forza nascosta”, scattata al Teatro della Tosse di Genova in occasione dell’anteprima dello spettacolo.
 

Oltre a fare riferimento alla scarsa rilevanza attribuita al ruolo di promotrici del progresso scientifico svolto dalle donne, il titolo dell’opera allude a un significato più profondo, vero filo conduttore dell’intero racconto proposto, ovvero la presenza di una forza aggiuntiva oltre alle quattro forze della Natura descritte dalla fisica, quella femminile: una forza altrettanto fondamentale, che ha origine dal talento, dalla determinazione e dall’amore per la conoscenza, ma che resta nascosta a causa di una rappresentazione prettamente maschile della storia. Rivolto a un pubblico eterogeneo, lo spettacolo sfrutta la commistione tra linguaggi narrativi diversi, quali la prosa, il canto e le immagini, per offrire una visuale sulla fisica del Novecento attraverso i fondamentali risultati ottenuti da Marietta Blau, Chien-Shiung Wu, Milla Baldo Ceolin e Vera Cooper Rubin, come l’utilizzo delle emulsioni fotografiche nella rivelazione delle particelle prodotte nelle interazioni nucleari da parte di Marietta Blau, la conferma sperimentale della rottura della simmetria di parità nei decadimenti elettettrodeboli ottenuta da Madame Wu, le scoperte riguardanti neutrini e mesoni effettuate da Milla Baldo Ceolin e l’associazione tra l’osservazione dell’anomalia di rotazione delle stelle intorno al centro galattico e la presenza di materia oscura a opera di Vera Rubin. Un affresco che non manca ovviamente di sottolineare le affinità intellettuali tra queste grandi donne di scienza e i pregiudizi contro cui hanno dovuto combattere nel corso delle loro vite. “L’idea di produrre un’opera teatrale in grado di coniugare scienza e arte, con una narrazione vicina a un vasto pubblico che portasse l’attenzione sulla questione del genere nel mondo accademico contemporaneo, ha sobbollito per un paio d’anni presso la sezione Infn e il Dipartimento di Fisica di Torino, all’interno di un gruppo di donne con diverse provenienze professionali, ma una comune attenzione per il ruolo femminile nella società”, spiega Anna Ceresole, ricercatrice Infn e ideatrice de “La forza nascosta”, insieme alle colleghe Nadia Pastrone, Nora De Marco, Simonetta Marcello e alle coideatrici Rita Spada ed Emiliana Losma, affiancate dall’attrice e autrice Elena Ruzza, dalla regista Gabriella Bordin e dalla soprano Fé Avouglan. “Il progetto, che speriamo possa essere in futuro presentato anche nelle scuole e nelle università, si propone di accrescere la consapevolezza, sia del grande pubblico che della comunità scientifica, del ruolo decisivo che molte donne hanno avuto e continuano ad avere nell’avanzamento della fisica. Queste donne, con il loro lavoro di ricerca, hanno contribuito a cambiare la storia scientifica, politica e sociale e possono essere di ispirazione alle giovani generazioni”.

 
 

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