Risolto dai fisici dell’Infn l’enigma di un falso Léger

Un team di fisici dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare ha datato, con un acceleratore di particelle, un dipinto attribuito al pittore Fernand Legér e ha confermato che si tratta di un falso, poiché posteriore alla morte dell'artista. Lo studio è stato eseguito su richiesta del Guggenheim di Venezia, a cui appartiene l'opera – un quadro che si presumeva appartenere alla serie “Contraste de Formes” -  che l'aveva già sottoposta a precedenti analisi. L'analisi è stata condotta al Labec di Firenze, in collaborazione con l’Infn di Ferrara, sfruttando un’idea innovativa. Utilizzando un acceleratore di particelle, i ricercatori hanno misurato la concentrazione di radiocarbonio in un frammento della tela e hanno poi messo i risultati in relazione con il cosiddetto bomb peak, ovvero l'aumento del radiocarbonio in atmosfera a causa dei test nucleari durante la Guerra Fredda (vd. in Asimmetrie n. 17 l'approfondimento in Le tre età. Grazie a questa comparazione, sfruttata per la prima volta per valutare l’autenticità di un quadro, si è concluso con assoluta certezza che la tela su cui è stato dipinto il quadro è posteriore al 1959, dunque successiva di almeno 4 anni alla morte del pittore francese (1955). “E’ la prima volta che una misura di radiocarbonio viene usata per scoprire un falso pittorico di arte contemporanea, sfruttando il confronto con le concentrazioni atmosferiche di quell’isotopo negli anni del bomb peak”, commenta Pier Andrea Mandò, direttore della sezione Infn di Firenze. “Dopo il 1955, nel giro di 10 anni, la concentrazione di radiocarbonio in atmosfera, e conseguentemente negli organismi viventi, è quasi raddoppiata, e proprio questa rapida variazione ci consente di datare un reperto risalente a quegli anni con grande precisione. In questo caso, ci ha permesso di scoprire che la tela di supporto del dipinto non può assolutamente essere stata prodotta prima del 1959”. Philip Rylands, direttore della Collezione Peggy Guggenheim, ha espresso la sua gratitudine, anche da parte di Paul Schwartzbaum, già conservatore della Collezione, al Prof. Petrucci dell’Infn di Ferrara e all’équipe del Labec Infn, per il risultato ottenuto: “Dopo circa quarant’anni di incertezze e dubbi sull’autenticità dell’opera, sono felice che grazie alle tecniche di ricerca sempre più avanzate sia stata finalmente raggiunta oggi una certezza e sia stata resa giustizia all’intuizione di Douglas Cooper”. Lo studio è pubblicato sulla rivista scientifica “The European Physical Journal Plus”(Epj Plus).

[Eleonora Cossi]

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