[as] convergenze

Il mistero del Fiore Primordiale

di Pietro Reviglio
astrofisico e artista visivo

 

Un quadro, come una formula matematica, racconta un mistero. Mistero di bellezza o di orrore, di un luogo o di una persona, di dimensioni umane o trascendentali, ma sempre un mistero racconta.
Qualche tempo fa ero nel mio studio a Londra quando mi capitò di leggere un articolo insolito sul sito della BBC. Mi sembrò così interessante da spingermi a prendere la prima tela a portata di mano e a mettermi a dipingerci sopra. Volevo riflettere su ciò che l’articolo raccontava: una cosa inusuale per me che lavoro principalmente nei paesaggi della mente e del cosmo, dell’infinito e dell’eternità, senza troppo farmi influenzare dai piccoli eventi della vita quotidiana.
Il mistero, però, risvegliava l’interesse dello scienziato e dell’artista. Raccontava il problema che perseguitò Darwin negli ultimi anni della sua vita e che lui stesso definì “an abominable mystery” (un mistero abominevole): la comparsa dei fiori, o meglio delle angiosperme, nell’evoluzione del mondo.
Ho studiato le galassie e le strutture a grande scala dell’universo prima di dedicarmi alle arti visive e posso capire che poco si comprenda l’universo nella sua immensità tanto da invocare, per spiegarlo, materia ed energia oscura di cui così poco si sa che ormai alcuni ne dubitano persino l’esistenza. Ma mi sembrava affascinante che quasi un secolo e mezzo dopo la morte di Darwin l’origine primordiale di un fiore non fosse chiara, anzi assolutamente avvolta nelle nebbie del tempo e degli spazi siderali.
Era affascinante contemplare come l’universo e le sue leggi fossero razionalmente conoscibili per quell’insieme di trilioni e trilioni di cellule che chiamiamo “essere umano”, ma che al tempo stesso esistesse un velo che sembrava mantenere il mistero sui segreti dell’universo e che, come in un gioco di specchi, ogni rivelazione si aprisse come un fiore su un nuovo mistero, su un paradosso più grande.
Dipingendo pensavo: dove nell’oscurità dell’universo primordiale era scritta la possibilità della nascita di un fiore? Conoscere non significa comprendere. Si può conoscere molto e comprendere poco. Da dove veniva la legge fisica che aveva permesso al primo fiore di esistere? Nelle leggi fondamentali della fisica non vedevo nulla che parlasse di riproduzione sessuata di cui, in fondo, il fiore è l’archetipo. Esisteva prima del Big Bang questa legge? O era venuta dopo? E come? E perché?
La somma pittrice che è la Natura – o la mano di Dio – come in un quadro surrealista, ama metterci di fronte al dilemma della contraddizione, dell’impossibile.

b.
The Mystery of the Primordial Flower, 2024, olio su tela.

La contraddizione della particella che è onda e corpuscolo, il tempo che nelle sue pieghe nasconde i paradossi della relatività e della meccanica quantistica, i numeri immaginari necessari per descrivere l’infinitamente piccolo, il mistero di cosa si nasconda oltre l’orizzonte degli eventi nell’infinitamente grande… e poi il fiore, la coscienza, l’inconscio, il Bene, il Male… più ci si addentra, più si comprende, o si crede di comprendere, e più il mistero pare infittirsi. Più si osserva il quadro della natura e più ci rivela qualcosa, ma ci trasporta in un’altra dimensione della conoscenza – intuitiva, irrazionale, illusoria, come illusoria è una realtà che appare per ciò che non è. Come in un quadro astratto, in cui ogni nuovo dettaglio scoperto osservando la tela può far scorgere forme nuove, significati nuovi, così ogni scoperta scientifica arricchisce il quadro con pennellate sempre diverse, ma non necessariamente coerenti.
Qualche anno fa dipinsi un “Fiore Cosmologico” – un fiore nato nel sangue, perché in fondo nel sangue nasciamo e nel sangue è il mistero della vita e della morte, dell’esistenza, della transustanziazione, dell’orrore e della bellezza. Era l’inizio di un pensiero che legava l’infinito alla vita e che in questo nuovo lavoro nato a Londra quasi per caso si arricchiva di nuove domande.
Fragile l’esistenza, come un fiore. Misteriosa, come il Primo Fiore. Arthur Miller pensava che il lavoro dell’artista fosse quello di ricordare alla gente ciò che aveva scelto di dimenticare. Ecco, forse questo io vorrei ricordare: il mistero nascosto nel grande quadro dell’esistenza e nel suo primo fiore.