Viaggiare informatici
Autostrade della ricerca
di Massimo Carboni
Come una rete da pesca, internet consiste di un insieme di nodi e collegamenti ed è resistente a possibili danneggiamenti esterni, perché è stata studiata in modo che ogni nodo possa continuare a elaborare (e trasmettere) dati anche nel caso i nodi vicini siano inutilizzabili.
Schema della rete Garr. Sono evidenziate a colori le velocità di trasmissione dei dati tra un nodo e un altro. Una dark fibre è una fibra ottica che non trasporta servizi forniti da un operatore di telecomunicazioni, ma che viene “illuminata” mediante apparati acquistati e gestiti dal Garr. Con il termine peering si considera il rapporto che due organizzazioni stabiliscono al fine di scambiare traffico dati, sia a titolo oneroso che gratuito. Ad esempio, con Google (fornitore di contenuti su internet) è a titolo gratuito, mentre con Level3/Global Crossing/Cogent è oneroso.
Anche le sedi Infn sono connesse alla rete Garr e hanno una capacità di accesso compresa tra i 0,1 Gbps e i 3 Gbps, con una sola sede connessa a 30 Gbps: il Cnaf di Bologna (vd. fig. b). Con l’evoluzione attuale di rete nota come Progetto Garr-X anche le sedi Infn potranno disporre di accessi alla rete Garr a 10 Gbps, mentre il Cnaf sarà la prima sede italiana connessa a 100 Gbps alla rete accademica di ricerca. Mediante queste straordinarie possibilità i fisici hanno costruito negli anni un’infrastruttura di calcolo distribuita, nota come Wlcg (Worldwide Lhc Computing Grid), in grado di elaborare i dati provenienti dagli esperimenti di fisica presenti sull’acceleratore di particelle Lhc (vd. Griglie e nuvole). Il Cnaf è uno degli undici centri di elaborazione al mondo ed è in grado di immagazzinare su disco oltre 10 petabyte, ovvero dieci milioni di gigabyte, e su nastro una quantità tre volte superiore (il byte, pari a 8 bit, è l’unità di misura della capacità di memoria di un computer, ndr). Il numero di nodi di calcolo presenti al Cnaf è dell’ordine di 100.000. Il sistema è utilizzabile da differenti comunità di ricercatori, sia fisici che di altre discipline. Ancora una volta ci troviamo di fronte alla nostra rete di nodi, ognuno con la propria specializzazione, che può essere l’elaborazione, l’immagazzinamento e la movimentazione dei dati o la presentazione dei risultati. Questo modello è di fatto la nuova frontiera che la comunità scientifica sta sviluppando da oltre dieci anni e che oggi comincia a entrare nella vita di tutti i giorni con il nome evocativo di “Cloud”.
In principio fu Arpanet
1. Le tre tipologie di rete: centralizzata, decentralizzata e distribuita. La prima versione di internet è stata concepita negli Stati Uniti come una rete distribuita dal nome Arpanet. |
La prima versione di internet si chiama Arpanet e nasce alla fine degli anni ’60 negli Stati Uniti da una collaborazione fra il Dipartimento della Difesa, che si occupava di sviluppare nuove tecnologie militari attraverso la Defense Adavanced Research Projects Agency (Darpa), e le principali università americane. In piena guerra fredda, l’esigenza era quella di poter disporre di uno strumento di comunicazione digitale in grado di operare anche in caso di distruzione di una sua parte. Fino a quel momento le tipologie di reti erano due: le reti centralizzate, con tutti i collegamenti che conducono a un unico nodo centrale, e le reti decentralizzate, dove i collegamenti si dipanano da un certo numero di nodi principali collegati tra loro. Gli ingegneri che lavoravano ad Arpanet trovarono un terzo approccio: la rete distribuita (vd. fig. 1), composta da moltissimi nodi collegati gli uni agli altri in modo ridondante. Il cosiddetto livello di ridondanza indica il grado di connettività tra i nodi di una rete e un buon livello di sicurezza sarebbe stato garantito da una rete con livello di ridondanza tre o quattro (ogni nodo può essere raggiunto attraverso tre o quattro link diversi). La seconda idea sviluppata dagli ingegneri di Arpanet fu ancora più rivoluzionaria: riguardava la tecnica di trasmissione dei dati, frammentati in piccole porzioni, che successivamente fu denominata packet switching. I dati, prima di essere inviati, vengono scissi e spediti autonomamente a destinazione, dove vengono ricomposti. Nel 1969, l’anno passato alla storia per la prima volta dell’uomo sulla Luna, Arpanet collegava quattro nodi: l’Università della California di Los Angeles, l’Università della California di Santa Barbara, lo Stanford Research Institute di Stanford e l’Università dello Utah. Nel 1972 fu inventata la posta elettronica. Con l’introduzione dei protocolli che disciplinano lo scambio di pacchetti di informazione, la rete Arpa varcò l’oceano e vi si collegarono prima la Norvegia, poi il Regno Unito e, nel 1986, l’Italia (vd. Prima del web: Infn-Net.). All’aumentare progressivo del numero di utenti e della quantità di informazione scambiata tra i diversi nodi corrisponde una diminuzione della sicurezza e della capacità di controllo sulla rete. Così nel 1983 il Dipartimento della Difesa separò da Arpanet una parte della rete, che riservò esclusivamente a scopi militari (Milnet) e la restante parte, ormai chiamata da tutti internet, continuò a servire prevalentemente il mondo accademico della ricerca fino all’invenzione del World Wide Web. [E.C.] |
Il Tier 1 di Bologna, il nodo italiano della rete Grid di Lhc al Cnaf. I ricercatori indossano delle cuffie a causa dell’eccessivo rumore prodotto dai computer.
Biografia
Massimo Carboni lavora presso i Laboratori Nazionali di Frascati. Esperto di sistemi informatici, dal 1999 lavora per conto dell’Infn all’interno del Consortium Garr, dove ricopre l’incarico di responsabile dell’infrastruttura di rete e del progetto di rete Garr-X.
Link
http://www.garr.it/
http://lcg.web.cern.ch/
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