[as] radici
Prima del web: Infn-Net.
di Antonella Varaschin
“Ho iniziato a occuparmi di connessioni tra computer non perché fossi un esperto informatico, ma perché ero convinto che le reti potessero rappresentare uno strumento di grandissima utilità per la comunicazione tra i centri di ricerca di fisica delle particelle”, così Enzo Valente, fisico dell’Infn e protagonista della nascita di Infn-Net, inizia il suo racconto. E i fatti ci dicono che aveva visto lungo. “Una volta, negli esperimenti venivano usati piccoli ma potenti calcolatori sia per il controllo degli apparati, sia per l’acquisizione dei dati – inizia a raccontare Valente – e, quando verso la fine degli anni ’70, queste attività sperimentali giunsero a conclusione, tutte le macchine furono dismesse. L’Infn – prosegue – si trovò così ad avere a disposizione calcolatori, sparsi in tutta Italia nelle varie sezioni, in grado di fare un sacco di cose e dotati di un protocollo condiviso: da qui l’idea di collegarli tra loro, idea che si concretizzò nel 1977, quando le sezioni di Milano, Pavia e Roma sperimentarono la prima connessione.
È la nascita di Infn-Net, la prima rete italiana di computer e una delle prime al mondo”. Siamo alla preistoria di internet in Italia. “Stiamo parlando di connessioni che oggi appaiono ridicole: erano via dial-up, cioè si facevano parlare i computer tra di loro tramite una telefonata, a 1200 bit al secondo (vd. Sempre più veloci.). Ma l’idea era rivoluzionaria, all’epoca non c’era nulla di simile”, sottolinea Valente. Da quel nucleo iniziale, la rete iniziò a crescere. Nel 1980 si aggiunsero la Sezione Sanità e i Laboratori Nazionali di Frascati, e poi progressivamente il progetto coinvolse la gran parte delle sezioni dell’Infn.
Il gruppo che ha realizzato il primo collegamento europeo ad alta velocità tra computer dal Cnaf, a Bologna, al Cern, il 6 luglio 1989: da sinistra, Massimo Cinque, Antonia Ghiselli e Umberto Zanotti.
Nel 1987 la rete collegava praticamente tutte le sedi Infn con linee ad alta velocità, non venivano più impiegate schede perforate ma si andava da disco a disco. Nel corso del tempo però si era diffusa una certa disomogeneità nei protocolli utilizzati ed era sorta l’esigenza di armonizzare tutta la rete di calcolo. “Il progetto si realizzò – ricorda Valente – grazie all’intervento dell’allora Ministro dell’Università e della Ricerca Antonio Ruberti, che lo finanziò, e anche grazie agli investimenti degli istituti di ricerca: fu così creato il Garr (Gruppo Armonizzazioni Reti di Ricerca), di cui l’Infn è stato uno dei fondatori” (vd. Yes! That’s it! ).
Intanto al Cern si continuava a lavorare allo sviluppo delle applicazioni sulla rete. Ed entravano in scena Robert Caillau e Tim Berners-Lee, che nel 1989 proposero un progetto globale di connessione tra computer, inventando il web così come oggi lo conosciamo e usiamo. “Nel processo che ha portato alla creazione delle reti – spiega ancora Valente – l’Infn ha giocato un ruolo determinante, ha rappresentato la scintilla d’avviamento e lo ha fatto perfettamente in linea con le proprie peculiarità. Se l’Infn ha una necessità che non può essere soddisfatta con ciò che al momento è disponibile, si ingegna per ideare, progettare e realizzare la soluzione più appropriata. Non dimentichiamo, inoltre, che l’Infn è sempre stato al suo interno molto coeso e che fin da allora aveva un vastissimo numero di collaborazioni internazionali, per cui avvertiva la necessità di sviluppare un sistema di comunicazione pratico, veloce ed economico. Insomma – conclude Valente – l’Infn non ha fatto ricerca sulle reti, ha creato le reti della ricerca in Italia”.
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