Il lander Schiaparelli di Exomars non ce l'ha fatta

AS schiaparelli exomarsLa notizia che si temeva, dopo il prolungato silenzio del lander Schiaparelli nel giorno fissato per la sua discesa su Marte, è arrivata ieri. Il lander europeo è caduto su Marte. Il computer di bordo ha spento inaspettatamente i retrorazzi di bordo solo tre secondi dopo la loro accensione. Un tempo troppo breve, probabilmente, per garantire al lander una frenata sufficiente a evitare un brusco impatto con la superficie rossastra di Marte. I dettagli della discesa marziana non si conoscono ancora.

Gli scienziati dell'Esa proprio in queste ore stanno analizzando i dati. Non è chiaro, ad esempio, perché il computer di bordo abbia dato l'inatteso comando di spegnimento. Perfettamente operativa lo è la sonda madre, il Trace Gas Orbiter (Tgo), considerato dagli esperti dell'Esa una sorta di trampolino di lancio verso la prossima, ancor più ambiziosa, missione europea su Marte. Programmata nel 2020, il suo obiettivo è, infatti, portare sul pianeta rosso un rover in grado di muoversi autonomamente sul suolo marziano, come una piccola utilitaria. A bordo del rover, un trapano di fabbricazione italiana. Dovrà scavare fino a due metri di profondità, prima volta in assoluto per Marte, a caccia di tracce di vita aliena, in forma microbica, presente o fossile.

Qualche indicazione sull'eventuale presenza di attività biologica potrebbe arrivare già dal lavoro di Tgo. La sonda realizzerà, infatti, una mappa delle fonti di metano marziane, possibili spie di vita microbica. Aiuterà, così, gli scienziati nella scelta del sito migliore per il secondo sbarco europeo, in programma nel 2020, quando il rover dovrà compiere analisi più approfondite del sottosuolo.

Tra gli strumenti scientifici a bordo del modulo di discesa - che porta il nome dell’astronomo italiano Giovanni Schiaparelli, il primo a disegnare una mappa di Marte - il microriflettore laser Inrri (INstrument for landing-Roving laser Retroreflector Investigations) dell'Asi e dell’Infn, realizzato con la supervisione scientifica di Simone Dell’Agnello, fisico dei Laboratori Nazionali di Frascati (Lnf) dell’Infn. [Davide Patitucci]

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