Editoriale

Cari lettori di Asimmetrie,

 

La finzione non regge. Se pensiamo di aver capito l’infinito, solo perché con più o meno fatica abbiamo conseguito una laurea in fisica, temo che stiamo mentendo a noi stessi.
Il nostro incontro con questo concetto matematico può essere avvenuto in circostanze diverse. Poetiche forse, “interminati spazi di là da quella (siepe)”. Oppure quando ci fecero riflettere sulla domanda se ci fossero più numeri naturali di quanti numeri pari (o dispari) o quando, guardando il cielo in una notte stellata, invece di pensieri romantici, ci viene da chiederci dove siano i confini del cosmo, che invece incomprensibilmente non esistono.
Con l’infinito l’umanità ha tentato a lungo e inutilmente di cimentarsi. La rivoluzione è quella di Georg Cantor, che disse che “se si vuole operare con l’infinito, bisogna accettare l’esistenza di tanti infiniti...”. E qui inizia l’avventura.
In questo numero si vuole tentare di spiegare come la fisica provi a fare i conti con l’infinito, imparando a conviverci e riuscendo talvolta a farlo sparire.

 

Buona lettura.

Fernando Ferroni
presidente Infn

 

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