[as] benvenuti a bordo
Intervista a Paolo Giordano .
di Catia Peduto
[as]: Paolo, la nostra rivista si chiama Asimmetrie. Trovo curioso che qui alla Feltrinelli il tuo libro sia stato appena definito “asimmetrico”… Sei d’accordo con questa definizione?
Paolo [P]: Beh, è un libro con una simmetria non perfetta. Per dirla da fisico, con una simmetria violata. I due personaggi (Alice e Mattia, ndr) trovano una corrispondenza delle proprie storie e dei propri pensieri l’uno nell’altra, ma questa corrispondenza è sempre imprecisa. E tutto il romanzo vive di queste imprecisioni.
[as]: È un po’ insolito che un dottorando in fisica si metta a scrivere un romanzo, come ti è venuta questa idea?
[P]: In effetti sì, il dottorato in fisica ti assorbe già abbastanza. Il fatto è che io ho suonato per molti anni e sfogavo nella musica la mia parte più creativa. Poi per una serie di motivi ho smesso e per un lungo tempo non ho fatto nient’altro. Dato che sono un antisportivo, mi mancava un’attività secondaria e allora mi sono messo a scrivere. Ho sempre amato molto i libri e ho incominciato scrivendo delle storie. Quando la cosa ha preso una veste un po’ più seria, ho deciso di cimentarmi in un romanzo.
[as]: Ti vedi più scrittore o fisico delle particelle?
[P]: Mi vedo un po’ in tutte e due le cose, direi che sono due aspetti di me che convivono in maniera “asimmetrica”! Scienza e letteratura, infatti, secondo me non sono per nulla antitetiche, anzi trovo che alla base ci sia la stessa spinta emotiva iniziale: la volontà di mettere in ordine, di sistemare le cose.
[as]: Nel tuo libro usi spesso delle metafore tratte dalla scienza. Ad esempio, mentre Mattia osserva la libreria di Alice, pensa che i libri dovrebbero essere ordinati secondo i colori dello spettro elettromagnetico. Capita anche a te, nella vita di tutti i giorni, di ragionare in questo modo?
[P]: Beh, sì penso che a tutti gli scienziati venga di ragionare così. Questa visione un po’ ossessiva e iperanalitica ce l’ho anche io quando penso alle cose. Quando hai una formazione di tipo scientifico, è naturale che ogni tanto ti venga da fare delle analogie, anche perché sia la fisica che la matematica ti mettono a disposizione una strumentazione talmente ampia che poi ti abitui a usarla. Nel mio romanzo però ho anche costruito un personaggio (Mattia, che farà il matematico, ndr) e quindi ho calcato la mano in questo senso.
[as]: Parlaci del tuo dottorato in fisica delle particelle: su cosa verte? Ti piace?
[P]: Sì, mi piace molto. Sono un teorico, mi occupo di fenomenologia, in particolare della fisica del mesone B. È una particella instabile, formata da un quark pesante, che si chiama bottom, e da uno leggero. Il suo studio è interessante soprattutto perché è legato alla violazione di CP e quindi, ad esempio, al problema della prevalenza della materia sull’antimateria.
[as]: E cosa vorresti fare dopo: il ricercatore, lo scrittore o tutte e due?
[P]: Guarda, a me piacerebbe fare tutte e due. Vorrei fare fisica come attività principale e continuare a scrivere nel tempo libero. Visto che la prima prova come scrittore è andata così bene, almeno mi concederò la seconda. Anche perché sono tutti lì ad aspettarmi e sarebbe vigliacco tirarsi indietro.
[as]: Hai già in mente una trama per il tuo prossimo libro, magari potrebbe trattare proprio dell’antimateria?
[P]: In realtà no, non ho la più pallida idea di cosa scriverò, ma ci sto incominciando a pensare. Dopo che hai finito un romanzo, ti senti parecchio svuotato e ci vuole un po’ di tempo per ricaricarsi. E poi, al momento, sto anche collaborando alla sceneggiatura del film che verrà tratto da La solitudine dei numeri primi. Però con l’antimateria forse mi hai dato una buona idea. Potrei pensarci...
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