[as] con altri occhi
Il chiaro e lo scuro.
di Gherardo Gossi

direttore della fotografia

"Una linea è il rapporto tra un chiaro e uno scuro". Iniziava così il corso di disegno del mio liceo e questa frase mi accompagna da quegli anni ogni volta che incomincio un nuovo lavoro. Faccio il direttore della fotografia nel cinema e nei documentari e, forse proprio in quel periodo, è nato il mio intenso rapporto con la luce, come tratto che definisce e struttura la nostra visione: il chiaro e lo scuro, la magia del luce-ombra come definizione dello spazio. Nei primi tempi c'era la passione per la fotografia: inquadrare e impressionare su una pellicola la realtà che ci circonda e poi, con la stampa, fermarla sulla carta, ridarle un corpo. Saper, quindi, riconoscere, palpare e modificare la luce, usare e muovere per raccontare. La rapidità e la velocità nel riportare un'impressione e una suggestione sono gli elementi di grande fascino che la luce e la fotografia hanno esercitato su di me sin dall'inizio. Dalla fotografia sono poi passato alla passione per il cinema: di nuovo la luce che racconta una storia, questa volta partendo dal buio della sala cinematografica. Non solo fotografie in movimento, ma racconti di storie, ottenute con la luce. Anche l'amore per la musica mi ha guidato nell'appropriarmi del ritmo delle immagini che si succedono per formare un film. Nel buio della sala è salita la passione per il mio lavoro di direttore della fotografia e nel tempo lo studio della luce è diventato una vera e propria ossessione. Ho dovuto studiare la luce come la vedono i fisici, ovvero i fotoni, che in uno specifico intervallo di frequenze non sono nient'altro che la luce visibile che ci circonda. Ecco quindi negli anni riemergere le nozioni di fisica imparate al liceo, fondamentali per la mia ricerca professionale. Inquadrare e saper riconoscere gli spazi, scegliere e ricostruire la luce e il colore sono gli strumenti per costruire immagini, atmosfere ed emozioni, che uso per raccontare una storia che diventerà film. Il mio lavoro è una ricerca continua, un tentativo incessante di raggiungere la consapevolezza della luce, o detto in altre parole e partendo dal mito della caverna di Platone, di riaprire gli occhi, superare l'accecamento e guardare la luce e la realtà che ci circonda. Nel 2005 con un film, "L'orizzonte degli eventi", per la regia di Daniele Vicari e interpretato da Valerio Mastandrea, sono entrato in rapporto diretto con il mondo della ricerca e della fisica. Il film è una pungente riflessione sulla responsabilità del potere e sull'ossessione della ricerca. Narra di un ricercatore dei Laboratori Infn del Gran Sasso che, pur di ottenere un apprezzabile risultato su un esperimento, per pura ambizione, lo falsifica. Sono entrato così nel cuore della terra, alla base del Gran Sasso, stupito e meravigliato dalla grandiosità necessaria per fare ricerca su particelle infinitesimali. Avere uno stretto e concreto rapporto con il mondo della ricerca attraverso il lavoro svolto nel cuore di veri esperimenti, grandi come cattedrali, ha riacceso curiosità in me, che pensavo perdute dai tempi della scuola, e ha rianimato lo stupore per la scoperta. Anche lì, all'interno della montagna del Gran Sasso, si parte dal buio per studiare la luce o meglio parti di essa. È stato un po' come fare un viaggio nel futuro. Con questo film ho provato a rappresentare la grandiosità degli spazi e ho raccontato un mondo dominato dalla luce artificiale e fredda dei neon che accompagnano l'esperimento su cui lavora il protagonista del film. Il blu domina la scena e avvolge il giallo oro dei fotomoltiplicatori, il cuore dell'esperimento, per poi passare, nella seconda parte del film, completamente all'esterno, abbagliati dalla luce del sole, una luce naturale che rianima i colori e dà un forte scossone al nostro protagonista. Il cambiamento di luce, o meglio di colore della luce, di sorgente della luce e di posizione della luce, porta con sé sempre dei cambiamenti emotivi molto forti, che mi affascinano e mi fanno riflettere. La luce e quindi "le frequenze del visibile", i fotoni, mi accompagnano quotidianamente e condizionano il mio sguardo e il mio pensiero.



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