[as] con altri occhi
Il Drago dalla testa di fisica.

di Luca Pozzi, artista visivo


a.
Luca Pozzi in visita al Cern nel building 40 (marzo 2016), l’edificio che ospita i ricercatori dell’esperimento Cms, raffigurato sui muri.
“La realtà non è come ci appare”, non è solo il titolo di uno dei libri più avvincenti di divulgazione scientifica che mi sia capitato di leggere, è anche un’affermazione precisa e chiara di ciò che spinge l’uomo oltre i propri confini immaginativi e le proprie pertinenze disciplinari. Rivela una consapevolezza orientata al dubbio e all’adattamento, piuttosto che alla rigidità e all’autocelebrazione. Che si tratti di fisica, musica, arte, biologia, letteratura o capoeira, non fa alcuna differenza. Il segreto è immaginare nuovi incastri, sondarli e sperimentarli con il più congeniale “linguaggio” a propria disposizione, oppure reinventandolo. Io lo visualizzo come una specie di Drago dalla testa di fisica delle particelle, con gli artigli di cera traslucida alla Medardo Rosso, la coda spazialista, il cuore di gravità quantistica, gli occhi di cosmologia multimessaggera e le ali multicolori degli angeli della Madonna del Parto di Piero della Francesca. Per questo fatico a definirmi un artista visivo, la mia ricerca non è solo mia e la “grammatica” che uso non esisterà per sempre così come la conosco oggi. La realtà non si ferma alle mie convinzioni e alle nostre convenzioni, non è composta solo di ciò che posso esperire ma da molto di più. Intuire cosa sia questo valore aggiunto è ciò che mi ha spinto ad approfondire e diversificare il mio linguaggio, a connettere le visioni di persone straordinarie e campi di ricerca diversi. Ho frequentato il gruppo della gravità quantistica a loop (vd. Time out, ndr) per accettare l’idea, grazie a Carlo Rovelli, Abhay Ashtekar, Laurent Freidel, Daniele Oriti e molti altri, che persino lo spaziotempo possa avere una natura emergente e non esista a priori. Ho coinvolto Tiziano Camporesi, Silvia Maselli e Michael Hoch dell’esperimento Cms del Cern di Ginevra nel mio ultimo progetto al Museo Ettore Fico di Torino, per celebrare, in un museo d’arte contemporanea, la scoperta del bosone di Higgs. Visitare l’esperimento Virgo nell’anno della scoperta delle onde gravitazionali è stato come vedere Cezanne al lavoro nel suo studio di Aix-en-Provence nel 1877.
 
b.
La mostra “Detectors” di Luca Pozzi nella Galleria Federico Luger di Milano nel 2015.
 
Le camere pulite di Pisa, dove vengono creati i componenti più sofisticati di esperimenti come il telescopio Fermi, mi sono apparsi invece come un miracolo di rigorosità tecnologica, di virtuosismo manifatturiero e maestria giapponese Zen. L’arte non rappresenta la scienza, la scienza non ispira l’arte, la ricerca è semplicemente iperconnessa e il successo di una disciplina è il successo di tutti. Per me le proposte di Maxwell sull’elettromagnetismo e la serie delle cattedrali di Rouen di Monet sono un tutt’uno, così come il principio di indeterminazione di Heisenberg e Jackson Pollock, l’esperimento della doppia fenditura (vd. in Luce: onde o particelle? l'approfondimento, ndr) e Francis Bacon. Ricordo la risposta di Paul Dirac alla domanda su come facesse a scoprire nuove leggi della natura: “Giocando con le equazioni, diversi modi di scrivere la stessa equazione possono suggerire cose molto diverse tra loro sebbene logicamente equivalenti”. In altre parole, combattendo il dogma con la creatività, la forma che emerge dal processo di trasformazione della grammatica può modificare profondamente la nostra coscienza. “La realtà non è come ci appare”, gli “oggetti” non esistono. Se un bicchiere di vetro cade su un blocco di marmo, produrrà delle schegge di vetro ma se due particelle si scontrano alle alte energie produrranno particelle del tutto nuove. Gli “oggetti” ci appaiono in un dato modo semplicemente perché diamo un nome a un insieme di condizioni che li rendono possibili, ma è una questione di gradi di libertà. Così come due protoni che si scontrano a 13 TeV possono produrre un bosone di Higgs che velocemente decade in quattro muoni, così due intuizioni possono produrre un’opera d’arte che subito decade in un sorprendente trattato di filosofia. Non sono schegge di vetro, sono nuova “materia” che sopravvive per un dato tempo in un dato luogo, sono habitat che influenzano la forma al fine di preservare l’informazione.
 


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